In Italia i reati sui/sulle minori sono aumentati del 34% in 10 anni. Quelli più diffusi, che registrano anche l’incremento più alto, sono i maltrattamenti in famiglia: ben 2.843 casi, cresciuti del 6% dal 2022 e più che raddoppiati dal 2013. Nel 61% dei casi le vittime sono bambine e ragazze. I dati, elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, fanno parte del Dossier indifesa “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2024, redatto dalla Fondazione Terre des Hommes Italia e da ScUoLa ZoO e presentato ieri alla Camera dei Deputati in vista della Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze (11 ottobre).
La violenza, dunque, si esercita soprattutto in famiglia ed è qua che avviene anche la cosiddetta “violenza assistita”: quando un bambinә o un ragazzә assiste ad atti di maltrattamento e violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale e/o economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative per lui/lei, come appunto la madre.
Una delle azioni del progetto “Free.Da-Liberə dalla violenza” è proprio indirizzata ai/alle minori vittime di violenza assistita, figlә di donne che sono ospiti della Casa Rifugio del servizio antiviolenza “Progetto Aurora” che Porta Aperta (capofila nel progetto) gestisce per il PLUS cui afferiscono il Comune di Sassari (capofila PLUS), il Comune di Porto Torres Città di Porto Torres, il Comune di Sorso e il Comune di Stintino, ma che si rivolge a tutte le persone vittime di violenza (italiane e straniere) e ai loro figlә che vivono nel territorio della Provincia di Sassari e non solo. Come ogni servizio antiviolenza, infatti, non vi sono confini territoriali né limiti di cittadinanza.
Le conseguenze della violenza assistita sono molteplici: ә minori testimoni di violenze intrafamiliari possono riportare danni fisici diretti perché possono essere colpiti a loro volta nel tentativo di difendere la madre o diventare vittime dirette del partner maltrattante insieme alla compagna. Questә bambinә sperimentano in genere un senso di responsabilità e colpevolezza per ciò che accade nella loro famiglia, in quanto se ne attribuiscono la causa. Gli studi rilevano problemi di depressione, bassa autostima, ansia, aggressività, scarsa capacità di gestione della rabbia, stati di agitazione ed irrequietezza, minori competenze sociali e relazionali, esigue abilità motorie, alterazioni del ritmo sonno/veglia con sonno disturbato da incubi o enuresi notturna, propensione alla somatizzazione, capacità empatiche ridotte, comportamenti regressivi, autolesionisti, disturbi alimentari, bullismo, uso di alcol e sostanze, scarso rendimento scolastico a volte associato a problemi di apprendimento. Le vittime di violenza assistita possono anche sviluppare comportamenti adultizzati, di accudimento e protezione verso la madre maltrattata, rovesciando i ruoli con il rischio che la madre utilizzi questi comportamenti per riparare alle sue parti più deboli, senza consapevolezza di gravare sulle spalle dei figlә che si sono fatti carico di un compito di protezione e accudimento che non gli spetta. O ancora, ә bambinә possono assumere comportamenti compiacenti e prendere le parti dell’uno e dell’altro, imparando a servirsi di bugie o a schierarsi in base alle circostanze. Uno dei principali disturbi che si possono rilevare neә bambinә che hanno assistito a violenze domestiche è quello dell’attaccamento alla madre, caratterizzato da instabilità, dipendenza e paura dell’abbandono.
Importante è anche comprendere che l’assistere alla violenza domestica tra un padre e una madre, porta all’interiorizzazione di modelli disfunzionali di genere dati da processi d’identificazione con la figura di riferimento dello stesso sesso: i bambini maschi che crescono in questi contesti sono esposti all’apprendimento del disprezzo verso le donne, di stereotipi di genere, di atteggiamenti svalutanti verso modelli maschili che non si adeguano all’ideale dell’uomo forte, virile e potente. Le bambine, invece, nell’identificazione con la madre sono portate ad avere una scarsa autostima, a percepirsi fragili, prive di valore e insicure, ricercando, un domani, relazioni non paritarie che prevedano una loro sottomissione.
E’ dunque fondamentale agire il prima possibile, in maniera professionale, con ә piccolә testimoni della violenza domestica, vittime a loro volta.
Free.Da lo fa attraverso laboratori esperienziali, educativi e creativi, condotti da pedagostiste e ulteriori professioniste, che hanno l’obiettivo di mettere in discussione i modelli di relazione acquisiti, gli stereotipi di genere e i meccanismi di minimizzazione della violenza, accostando quest’attività al supporto psicologico fornito dal CAV di Progetto Aurora e alle attività svolte anche con le madri, singolarmente, o che coinvolgono madri e figlә in modo da rafforzare il compito genitoriali delle donne ospiti della Casa Rifugio.
Per saperne di più ed essere sempre informatә sul progetto Free.Da, seguiteci sul blog https://www.esperienzeconilsud.it/freeda/ e sui siti web e le pagine social di Porta Aperta-Cooperativa Sociale Onlus e dei partner:
- ANCI Sardegna
- Consorzio Sol.Co. Nuoro
- EduPê
- Movimento Omosessuale Sardo
- NOI DONNE 2005
- Ordine dei Giornalisti della Sardegna
- Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell’ Università di Sassari col Centro Argino
Soggetti Collaboratori: PLUS di Sassari, Porto Torres, Sorso e StintinoUnione di Comuni del Marghine
* “Free.Da-Liberə dalla violenza” è il progetto multi-azione finanziato dalla Fondazione CON IL SUD, unico vincitore sardo del Bando per il contrasto della violenza di genere – Seconda edizione – 2021
Nell’immagine: rappresentazione della violenza assistita dell’artista Anarkikka